Storia del monastero

Il monastero Matris Domini ebbe ufficialmente inizio il 25 marzo 1273. In quell'occasione il vescovo Guiscardo Suardi ne consacrò la chiesa e diede inizio alla vita religiosa della piccola comunità. Sin dall’inizio le monache vestirono l’abito bianco e il velo nero delle domenicane e seguirono la regola e le costituzioni dell’Ordine dei Predicatori, di cui fondatore fu lo spagnolo san Domenico di Guzman. Già dal 1220 i frati erano presenti in città. A loro il vescovo Giovanni Tornielli aveva donato nel 1226 la chiesa di Santo Stefano, che si trovava a poca distanza dal monastero. La chiesa e il convento di Santo Stefano furono distrutti nel 1561 per agevolare la costruzione delle mura venete. A causa della vicinanza tra le due case religiose (Santo Stefano e Matris Domini) è facile pensare che la fondazione delle monache fosse stata voluta e agevolata dai frati, tanto più che i due predecessori del vescovo Suardi (dal 1250 al 1272) erano stati proprio due frati domenicani: Algisio da Rosciate ed Erbordo l’Ungaro.

i vescovi Algisio ed Erbordo

Il monastero nei primi documenti veniva chiamato Monasterium novum Sanctae Mariae Matris Domini, cioè "Monastero nuovo di Santa Maria Madre del Signore". Poiché questo nome era troppo lungo si cominciò presto a chiamarlo soltanto Matris Domini e così si continua a chiamarlo, anche se da un punto di vista grammaticale sarebbe più corretta la forma Mater Domini.

La chiesa consacrata nel 1273 doveva essere piccola e spoglia. L’ordine domenicano per mantenere fede  al proprio voto di povertà aveva fatto divieto ai propri conventi e monasteri di affrescare le chiese. Ma all’inizio del Trecento questa norma venne meno, poiché si incominciarono ad utilizzare le immagini per agevolare la predicazione. Proprio in quello stesso periodo la chiesa del Matris Domini fu ampliata e fu dotata di una vetrata che raffigurava Maria Santissima, san Domenico e san Pietro Martire, il primo santo domenicano canonizzato. A poco a poco tutta la chiesa venne affrescata. Parte di questi affreschi e la vetrata si possono ora ammirare nel museo Matris Domini.

Un’altra importante ristrutturazione del monastero e della chiesa si ebbe nel corso del ‘600 e del ‘700. San Carlo Borromeo, nella sua minuziosa visita apostolica alla città e all’intera diocesi di Bergamo, diede ordine alle monache di Matris Domini di ristrutturare l’antica chiesa romanica secondo i dettami del Concilio di Trento, che davano grande importanza ai sacramenti dell’Eucarestia e della Penitenza (negati o sminuiti dai riformatori protestanti). Così gran parte del secolo XVII fu dedicato proprio alla ristrutturazione della chiesa in stile barocco. Il coro delle monache fu trasferito in alto, in fondo alla chiesa, comunicante con l’aula principale attraverso delle grate di legno a motivi floreali che si possono ancora vedere. Gli affreschi furono coperti dagli stucchi che riproducono angeli, foglie e frutta. Dopo la chiesa anche il monastero fu ampliato poiché il numero delle monache era molto alto. In alcuni documenti si parla di almeno 40 religiose.

proclama cisalpina

Alla fine del Settecento anche il nostro monastero venne soppresso e perse tutti i suoi beni, incamerati dalla Repubblica Cisalpina. Le monache poterono rimanere nel convento anche se furono costrette a vestire abiti borghesi e a celebrare le funzioni liturgiche in forma privata. Con l’avvento del governo austriaco vi fu il vero e proprio sfratto delle monache, poiché il Matris Domini fu adibito a caserma. Le suore però trovarono alloggio presso alcune famiglie del vicinato, in modo da non perdere di vista il monastero e cogliere quanto prima l’occasione di riprendere la normale vita religiosa. Passarono più di trent’anni dalla soppressione napoleonica e le monache dell’antica comunità erano rimaste in nove. Costoro, dopo molti tentativi, ottennero dall’imperatore austriaco la proprietà del monastero e l’autorizzazione a riaprire i battenti, a patto di ospitare una scuola per ragazze. Tale scuola era già funzionante nella nostra parrocchia, in casa della signorina Teresa Marchiondi. Costei si fece monaca insieme ad alcune insegnanti e inservienti e così tutta la scuola venne trasferita nei locali del monastero. Con sé la signorina Marchiondi portò anche il Crocifisso Miracoloso, che ancora oggi è conservato e venerato nella nostra chiesa. Nel 1835 dunque le suore poterono riprendere la loro vita religiosa. La scuola continuò per 40 anni e poi fu chiusa, poiché non più necessaria per mantenere aperto il monastero e perché era desiderio delle monache riprendere una vita interamente contemplativa.

Un altro momento difficile della comunità si ebbe durante la seconda guerra mondiale, quando i tedeschi requisirono il monastero per adibirlo a carcere politico. Le monache furono relegate nei locali del noviziato, mentre le loro celle furono riempite di prigionieri, i quali venivano poi mandati in altre carceri o alla fucilazione. Con la liberazione della città anche i tedeschi fuggirono e così le monache poterono riprendere possesso di tutta la loro proprietà, anche se i danni provocati dagli insoliti inquilini e dai disordini seguiti al 25 aprile 1945 richiesero notevoli lavori di ripristino.

Nonostante le difficoltà incontrate lungo i secoli, il monastero Matris Domini continua la sua missione all’interno della Chiesa. In particolare negli ultimi anni si è intensificato il desiderio di offrire un luogo in cui è possibile fermarsi a pregare nel silenzio e con calma, in cui incontrare delle persone accoglienti e capaci di ascolto, che ti accompagnano con la loro preghiera.

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