Vangelo di oggi

29 marzo -   Gv 8,31-42

31 Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33 Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: «Diventerete liberi»?». 34 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36 Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37 So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». 39 Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40 Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l'ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». 42 Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43 Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. 44 Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45 A me, invece, voi non credete, perché dico la verità.

31 Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli;

Questo brano forma un’unità letteraria in cui si parla di Abramo e ancora del Padre. Gesù si rivolge a coloro che gli avevano creduto, ma questo gruppo non si distingue dai nemici dichiarati di Gesù. Già alla prima difficoltà viene assimilato ai nemici e sembra che di fatto l’uditorio non sia cambiato. L’annuncio iniziale pone la condizione per poter diventare discepolo (è la prima volta che Gesù utilizza questa parola nel vangelo di Giovanni). Il vero discepolo non abbandona il maestro. Il prototipo del discepolo è il Discepolo prediletto, di cui parla spesso Giovanni. L’impegno iniziale deve diventare fede autentica, non si tratta soltanto di seguire Gesù o di credergli, ma di rimanere nella sua Parola, di assimilarla, di vivere di essa e scoprire che è parola di Dio stesso.

32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».

Rimanendo così nella parola di Gesù, il discepolo comprenderà, entrerà in una conoscenza sempre più profonda che diventa comunione con l’oggetto conosciuto, la verità. La parola verità secondo la sua etimologia ebraica (‘emeth), indica ciò che dà sicurezza, solidità nell’essere; quando qualifica il rapporto durevole e sempre più approfondito tra due persone equivale alla fedeltà, termine che caratterizza il Dio dell’Alleanza. La tradizione sapienziale identifica la verità con la Sapienza e l’apocalittica al mistero del disegno di Dio. In Giovanni la parola denota la conoscenza immediata che il Figlio ha del Padre. Il discepolo quindi è chiamato a rimanere nella parola pronunciata dal Figlio uscito da Dio. La verità porta alla libertà. Per un uditorio ebreo la parola libertà rievocava l’esperienza dell’Esodo. Il popolo di Israele era stato portato fuori dell’Egitto, della casa della schiavitù, non per la semplice indipendenza, ma per servire il Signore. La libertà è a servizio di Dio mediante la fedeltà alla Legge dell’alleanza.

33 Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: «Diventerete liberi»?».

Nonostante l’occupazione romana i Giudei non si sentono schiavi perché sono lasciati liberi di servire il loro Signore. Essi dunque si impennano davanti all’invito di Gesù alla libertà. La loro libertà si fonda sull’essere discendenza di Abramo.

34 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato.

Gesù illustra loro un’altra schiavitù che compromette la filiazione ad Abramo. E’ la schiavitù del peccato. Di fatto l’esilio in Babilonia era stato compreso da Israele come un castigo per le proprie colpe e per l’infedeltà nei confronti della Legge. Gesù riflette questo linguaggio, la libertà esprime una relazione vivente e personale con Dio. Per i Giudei questo è un diritto di nascita, inalienabile, ma Gesù fa notare loro che richiede una continua fedeltà. La risposta di Gesù ai giudei è solenne, introdotta con amen amen. Il peccato porta a diventare schiavi. Non si tratta di uno o due peccati, ma del peccato, cioè il rifiutare Gesù.

35 Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre.

Gesù riprende qui un proverbio legato alla vita sociale dell’epoca, ma al tempo stesso oriente il pensiero verso un’allegorizzazione che vede nel figlio, il Figlio del Padre, colui che è in intima relazione con Dio e pertanto rimane sempre nella famiglia divina.

36 Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

E’ dunque il Figlio che fa liberi i figli. In aramaico il termine libero è sempre espresso con la parola figlio libero. Quindi è un gioco di parole che ben si adatta al discorso di Gesù. La verità che rende liberi viene riferita qui al Figlio. La liberazione promessa acquisisce un senso positivo di filiazione divina.

37 So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi.

Il discorso continua con al centro la paternità di Abramo, ma poi ad essa si contrappone un'altra paternità, quella del diavolo. Dicendo “la mia parola non trova accoglienza (letteralmente non penetra) in voi” Gesù svela un atteggiamento interiore opposto a quello che ha contrassegnato Abramo: invece di volere la vita, essi cercano la morte: “Voi cercate di uccidermi”. L’intenzione omicida è tanto più grave in quanto ogni volta è accostata alla missione di Colui che si cerca di far morire, mentre l’Inviato dice ciò che ha veduto presso il Padre o la verità che ha udito da Dio.

38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».

A coloro che rifiutavano la testimonianza di Dio a suo favore, Gesù rimprovera “voi non avete mai udito la sua voce né veduto la sua faccia (5,37) qui egli pone la sua fedeltà al Padre in contrasto con la dipendenza dei suoi interlocutori rispetto al loro padre, che logicamente non può essere Abramo.

39 Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. 40Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l'ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre vostro».

Ancora una volta i giudei non rispondono all’accusa di attentare all’omicidio di Gesù, ma ripiegano su argomenti laterali. Qui ribadiscono con forza di essere figli di Abramo. Di fronte a questa affermazione, Gesù non può che denunciare l’incoerenza del loro atteggiamento: Abramo non ha agito così, ha creduto nella parola di Dio, gli ha obbedito e ha trasmesso la vita a Isacco. Così sottolinea il fatto che il loro padre non è certo Abramo

Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!».

A questo punto gli uditori afferrano bene che Gesù allude a un padre disonorevole per loro e cercano di distinguersi dagli Israeliti infedeli contro i quali i profeti insorgevano chiamandoli “figli di prostituzione” (vedi ad es. Ez 16,15-44), perché abbandonando l’Unico se andavano verso gli dei stranieri. Ora vantandosi di avere Dio per Padre, gli interlocutori fanno fare un brusco salto alla discussione con Gesù. Non è più in questione la loro discendenza da Abramo, ma la loro relazione con Dio.

42 Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.

Il rifiuto dell’Inviato però dimostra che questa relazione è messa in pericolo.

Joomla templates by a4joomla
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per servizi in linea con le tue preferenze.
Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie clicca su " Leggi l'informativa ".
Chiudendo, scorrendo questa pagina, cliccando su qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie.